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lunedì 6 ottobre 2014

RECENSIONE DEL PROFESSOR GERARDO MELCHIONDA


La poesia di Florenzo Doino assume una connotazione marcatamente etico-sociale, politica in senso stretto, riferita cioè a un’indagine nella polis, a una ricognizione dei meccanismi della partecipazione alla vita della comunità. Diventa spiegazione, guida per gli uomini oppressi. Doino scrive poesie utilizzando i modi che gli sono più congeniali, dentro la materia minuta, i particolari, le pieghe dei fatti che accadono tutti i giorni, infilandosi impietosamente direttamente nell’ingranaggio dell’esperienza per coglierne le imperfezioni, i mali, le storture, le contraddizioni. Tutto ciò che quotidianamente ci accompagna. E’ ovvio che in questi casi la poesia non pretende di spiegare, ma sottopone gli avvenimenti, in un fenomeno di straniamento, al pubblico che ascolta, partecipa: << a vostro dispetto donerò braccia e sogni, occhi e poesie, sangue e tempo>>.

Doino ha saputo individuare le responsabilità  e i ruoli in questo mondo che discrimina, separa, sfrutta, violenta e il suo sguardo oscilla dall’una all’altra parte senza confusione, chiaro e sicuramente in grado di indicare la strada giusta. Ha ritenuto necessario segnalare non tanto la scoperta del male, quanto quella della sua localizzazione, rivelatasi molto più vicina del previsto. Le poesie della raccolta “Il fiore della meraviglia” sono come i sassi che rimbalzano sull’acqua, onde su onde e arrivano nel cuore del lettore e lo rendono pensoso e disposto ad agire.

La raccolta termina con una poesia che simboleggia la possibilità di un ulteriore percorso di ricerca e l’entrata in un territorio nuovo, lasciando il senso di un’esperienza di vita che costringe il lettore a tornare sui propri passi, a ricominciare daccapo la lettura.

Florenzo Doino riesce a creare un tempo interno della poesia che configge con il tempo esterno ed è una cosa molto bella.

 06/10/2014

 

Gerardo Melchionda