La
poesia di Florenzo Doino assume una connotazione marcatamente etico-sociale,
politica in senso stretto, riferita cioè a un’indagine nella polis, a una
ricognizione dei meccanismi della partecipazione alla vita della comunità.
Diventa spiegazione, guida per gli uomini oppressi. Doino scrive poesie
utilizzando i modi che gli sono più congeniali, dentro la materia minuta, i
particolari, le pieghe dei fatti che accadono tutti i giorni, infilandosi
impietosamente direttamente nell’ingranaggio dell’esperienza per coglierne le
imperfezioni, i mali, le storture, le contraddizioni. Tutto ciò che
quotidianamente ci accompagna. E’ ovvio che in questi casi la poesia non
pretende di spiegare, ma sottopone gli avvenimenti, in un fenomeno di
straniamento, al pubblico che ascolta, partecipa: << a vostro dispetto donerò braccia e sogni, occhi e poesie, sangue e
tempo>>.
Doino
ha saputo individuare le responsabilità
e i ruoli in questo mondo che discrimina, separa, sfrutta, violenta e il
suo sguardo oscilla dall’una all’altra parte senza confusione, chiaro e
sicuramente in grado di indicare la strada giusta. Ha ritenuto necessario
segnalare non tanto la scoperta del male, quanto quella della sua
localizzazione, rivelatasi molto più vicina del previsto. Le poesie della raccolta
“Il fiore della meraviglia” sono come
i sassi che rimbalzano sull’acqua, onde su onde e arrivano nel cuore del
lettore e lo rendono pensoso e disposto ad agire.
La
raccolta termina con una poesia che simboleggia la possibilità di un ulteriore
percorso di ricerca e l’entrata in un territorio nuovo, lasciando il senso di
un’esperienza di vita che costringe il lettore a tornare sui propri passi, a
ricominciare daccapo la lettura.
Florenzo
Doino riesce a creare un tempo interno della poesia che configge con il tempo
esterno ed è una cosa molto bella.
06/10/2014
Gerardo
Melchionda