Ogni anno, dall’ ormai
lontano 1999, il test d’ ingresso alla facoltà di medicina genera frustrazioni in tanti ragazzi. Appena il tredici per cento dei partecipanti potrà frequentare
una delle quaranta università disseminate
in ogni regione ( ad eccezione di Basilicata
Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta).
In cento minuti molti di
loro vedono infrangersi sogni lunghi anni, ridicolizzate notti insonni fatte di
esercitazioni, mortificati sacrifici di intere famiglie, spesso povere e
disagiate.
Ad una prima
lettura superficiale e malevola, dalla
parte dei sostenitori della “selezione”, di pretese e assurde meritocrazie,
sessantamila studenti, anche dai curriculum liceali di tutto rispetto,
risultano inidonei, incapaci ad affrontare il corso di studi medici. Prova ne è
stata nel 2013 l ‘esclusione di oltre 3000 studenti licenziati con valutazioni lusinghiere.
Inevitabile è la rabbia che puntualmente scema o in alcuni
ricorsi di merito (domande e risposte sbagliate, irregolarità procedurali ect.)
o con la rassegnazione , ovvero con il ripiego verso altre facoltà.
A tal riguardo la storia ultradecennale di molti
giovani inidonei secondo il test, a dispetto della sua pretesa serietà , ci
racconta di eccellenti, capaci e validi
professionisti in altre branche scientifiche e non solo.
Segno evidente che la
cosiddetta “selezione” consiste nella “eliminazione” di quanti più studenti
possibile, da sacrificare al fine di non ingrossare la già grassa casta dei
medici.
Si tratta dell’ esatto
contrario di una giusta valutazione sulle attitudini a compiere determinati
studi e che pertanto andrebbe fatta solo
ed esclusivamente nel corso degli studi stessi, esame per esame ovvero con prove
rigorose, scientifiche, non inficiate dall’ onnipresente zampino di chi nelle università, le famiglie
dei baroni, fa il bello ed il cattivo tempo.
Il numero chiuso va
abolito in fretta, nessuna limitazione al diritto allo studio. Non bisogna
impedire la formazione in un’ arte. Una
pletora di professionisti non giustifica la negazione di un diritto
costituzionale. Ragionando così potremmo
immaginare che lo stato introduca il numero chiuso anche per i corsi di
formazione tipo parrucchiera, sarto, meccanico, tornitore?
Florenzo Doino