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martedì 15 aprile 2014

NO AL NUMERO CHIUSO NELLE UNIVERSITA' PER UN REALE DIRITTO ALLO STUDIO.



Ogni anno, dall’ ormai lontano 1999, il test d’ ingresso alla facoltà di medicina  genera  frustrazioni in tanti ragazzi.  Appena il tredici  per cento dei partecipanti potrà frequentare una delle quaranta  università disseminate in ogni regione ( ad eccezione  di Basilicata Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta).


In cento minuti molti di loro vedono infrangersi sogni lunghi anni, ridicolizzate notti insonni fatte di esercitazioni, mortificati sacrifici di intere famiglie, spesso povere e disagiate.


Ad una prima lettura  superficiale e malevola, dalla parte dei sostenitori della “selezione”, di pretese e assurde meritocrazie, sessantamila studenti, anche dai curriculum liceali di tutto rispetto, risultano inidonei, incapaci ad affrontare il corso di studi medici. Prova ne è stata nel 2013 l ‘esclusione di oltre 3000 studenti licenziati  con valutazioni lusinghiere.


 Inevitabile è  la rabbia che puntualmente scema o in alcuni ricorsi di merito (domande e risposte sbagliate, irregolarità procedurali ect.) o con la rassegnazione , ovvero con il ripiego verso altre facoltà.


 A tal riguardo la storia ultradecennale di molti giovani inidonei secondo il test, a dispetto della sua pretesa serietà , ci racconta di eccellenti, capaci e validi  professionisti in altre branche scientifiche e non solo.


Segno evidente che la cosiddetta “selezione” consiste nella “eliminazione” di quanti più studenti possibile, da sacrificare al fine di non ingrossare la già grassa casta dei medici.


Si tratta dell’ esatto contrario di una giusta valutazione sulle attitudini a compiere determinati studi  e che pertanto andrebbe fatta solo ed esclusivamente nel corso degli studi stessi, esame per esame ovvero con prove rigorose, scientifiche, non inficiate dall’ onnipresente  zampino di chi nelle università, le famiglie dei baroni, fa il bello ed il cattivo tempo.


Il numero chiuso va abolito in fretta, nessuna limitazione al diritto allo studio. Non bisogna impedire la formazione in  un’ arte. Una pletora di professionisti non giustifica la negazione di un diritto costituzionale. Ragionando così  potremmo immaginare che lo stato introduca il numero chiuso anche per i corsi di formazione tipo parrucchiera, sarto, meccanico, tornitore?


Florenzo Doino


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