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domenica 8 febbraio 2015

IL FIORE DELLA MERAVIGLIA A RIONERO IN VULTURE PER LA PALESTINA LIBERA

LA RELAZIONE DELLA PROFESSORESSA ANNA ROSA A RIONERO IN VULTURE (07/02/2015
Siamo sempre contenti di presentare un libro, che è LUOGO di dialogo, non oggetto d'arredo o di snobismo. C'è un pregiudizio diffuso nei confronti della poesia e di chi la coltiva e l'apprezza: i poeti sarebbero sognatori, illusi, idealisti incapaci di azioni concrete nel sociale, Insomma, sarebbero “esuli nella loro patria”. E invece i poeti “scandagliano gli abissi” e “rovistano il firmamento” senza il chiasso volgare e sguaiato di chi cerca facili consolazioni e spiegazioni. I poeti non sono affatto rassegnati all' agonia del pensiero e al trionfo dell'apatia! Anzi, sono quelli che lavorano per “la felicità al potere” per citare il titolo del libro scritto dal presidente uruguayano Pepe Mujica, che ha 78 anni e un cuore di fanciullo, per la passione tenace con cui esercita il suo ruolo. Mujca dice che chi passa davanti a un paesaggio e non lo vede è destinato all'infelicità e che l'ingrediente per la felicità è il tempo, tempo per vedere e riflettere e sognare...i sogni, paradossalmente, ci tengono svegli e ci incitano all'azione e all'impegno, dice Florenzo. Frequente, in queste poesie, è il richiamo alla pazienza, che non è associata alla rassegnazione, perché “lo straccio ci consola” anche per solo il fatto che riusciamo a vederlo! E allora, se le teorie economiche, politiche e sociali sono “gomme lisce nella neve, solo la poesia ha le catene” (F. Arminio), perché la scelta delle parole (la loro disposizione, la loro precisione) richiede uno sforzo, una cura, una passione che salva la bellezza dei termini ormai considerati desueti dalla rozza smania di semplificare e abbrutire pensieri e sentimenti. Ben vengano, allora, termini come “stracco, quassare, desco, vergare, mandamento” mescolati abilmente a termini più comuni per restituire dignità agli invisibili e agli ultimi, non certo per esibire una vuota e stanca erudizione! Anche la cronaca, nazionale ed internazionale, è degna di entrare nei testi poetici per sottrarla alla scadenza breve, all'amnesia di massa, senza la pretesa di mitizzarla, ma per interpretarla e pesarla e presentarla alle nostre coscienze che non si interrogano più su nulla che non riguardi la nostra meschina sopravvivenza e illusoria autosufficienza!
Incuriosita dal titolo della raccolta (“meraviglia” ha un significato etico, non estetico), che compare nella poesia “Agave”, ho cercato di saperne di più sulle caratteristiche di questa pianta. Nonostante l'origine esotica (America centrale), si è adattata a vivere nei nostri climi; e quando le foglie cominciano a seccare, dal fusto esce un fiore altissimo (può raggiungere i 9 metri di altezza). Quasi tutte le specie dell'agave sono monocarpiche, cioè fioriscono una sola volta nella loro vita, e poi muoiono. E altrettanto sorprendente è che i suoi frutti non sono utili per la riproduzione, perché l'agave si riproduce dai germogli basali;il suo futuro non è nei frutti ma vicino alle radici, dove germogliano i rampolli, dalle cicatrici...La sua forma, elegante ma sobria, la sua presenza discreta. la sua resistenza dignitosa alla crudeltà degli agenti atmosferici la rendono un simbolo, antico e quindi eterno, di partecipazione senza competizione, di resistenza eroica al dolore, perché la compattezza e la coesione delle foglie sono un monito alla solidarietà che salva il mondo dalla barbarie. I poeti non hanno la presunzione di cambiare il mondo con magiche pozioni, ma se anche un pessimista come I. Svevo diceva che “fuori della penna non c'è salvezza”, allora anche i poeti hanno il difficile compito di identificare l'inferno e renderlo visibile a tutti, perché o tutti insieme saremo in grado di vederlo o nessuno, da solo, lo potrà evitare! Anche questo ci insegna Florenzo: è una falsa consolazione, un misero conforto, un'ipocrisia insopportabile quella di chi sceglie opportunisticamente chi e cosa amare! Anche Elsa Morante denunciò la deriva teppistica dei sentimenti: “Ah, è un inferno essere amati da chi non ama né la felicità, né la vita, né se stesso, ma soltanto te!”. Grazie, Florenzo, per la generosità e la sensibilità che hai condiviso con noi!
Anna Rosa

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